“Ius cordis”
Paolo Veronese (1528 – 1588) – ” Veronica asciuga il volto di Cristo”
Nei Vangeli apocrifi (Ciclo di Pilato), si parla di una donna tra la folla, che alcuni studiosi affiancano all’emorroissa, e che si spinse tra la calca urlante, incurante del pericolo e della propria stessa vita, fino ad affondare i suoi occhi in quelli del Re sofferente, vittima per l’umanità, il Gesù di Nazareth;
portava con sé un asciugatoio di lino, per la cui leggenda viene tramandata l’impronta sanguinante del Volto Santo del Signore e le molte storie di guarigione ad esso legate nella tradizione cristiana…
…ma nel contemplare il meraviglioso dipinto del Veronese “Veronica asciuga il volto di Cristo” che ora si trova in restauro in Santa Croce a Firenze, dove recentemente ho avuto modo di soffermarmi, sono emerse dentro di me molte altre considerazioni su questa leggendaria immagine femminile.
Il grande artista descrive in modo empatico, il dramma di quell’ora storica, gettando nel trambusto e nella violenza della folla, l’armonia inviolabile dell’incontro di quei due volti, quello della Veronica con Gesù, finalmente raggiunti l’uno nell’altro..
.in un attimo veniamo proiettati nel loro intimo parlarsi, come se il mondo attorno avesse cessato di urlare…si adombrano gli scherni degli aguzzini, svaniscono le spinte dei curiosi, si spengono le voci ormai ovattate nel fondo della scena…mentre la luce disegna i contorni delle due figure in primo piano, sbalzandole in una dimensione fuori dal tempo.
Nel volto di Veronica, è ritratta la giustizia del cuore, il grande dono di Dio, che promana da Dio stesso e che risplende nel più grande attributo della Misericordia. Veronica che raggiunge Gesù, incurante del pericolo, non ha più leggi, non ha poteri sopra di lei che decretino giustizia, non ha più timori, né giuste considerazioni sulla sua femminea fragilità…è la donna del puro amore che obbedisce all’intima ed unica legge che sopravvive nei cuori : La “Ius cordis”, la legge del cuore.
In un luogo e in un momento irripetibile, il Creatore, si appoggia alla creatura, il tempo si arresta dinanzi alla visione del Signore del cielo e della terra, che trae sollievo, non dal Padre, non dagli Angeli, non dai potenti, ma da una povera donna, liberata nell’Amore dalle carceri dell’umano timore, libera ma quasi selvaggia nella sua corsa in mezzo ai corpi affannati che si accalcano minacciosi sulla Via Dolorosa.
Veronica ha scelto, sente che non ha più nulla da perdere, perché Lui è il suo Tutto, in Lui e solo in Lui ha trovato la luce che guidava da sempre il suo cuore, la vera Giustizia che illumina i popoli. Insieme si ritrovano nell’ultimo istante della vita di Lui, uniti nella stessa libertà, che sarà poi quella che fonderà la Chiesa nel mondo, la vittoria su ogni potere, la Vittoria di Cristo. “Mi è stato dato ogni potere sulla terra, in cielo e sottoterra…”
…insieme, nel battito di un solo palpito attingono alle fonti sublimi della Misericordia divina, confermandosi l’uno nell’altra, gustando all’unisono la carezza dell’infinito, per poi riprendere ciascuno la propria strada.
In ogni tempo l’umanità è sedotta da poteri sanguinari e incomprensibili, a volte necessari altre volte sottratti con la forza dalle più giuste aspirazioni di giustizia, ma Veronica ci insegna che difronte alla verità, ogni uomo è libero di ascoltare la voce nascosta nel cuore, che non spegne mai la lucerna dell’occhio dell’anima, sordo alle lusinghe della menzogna, spalancato sulla Verità, libero di amare senza confini.
Serena Caleca