Vito Campanelli – “OPUS 1576” – 2020 – 100 x 100
Distacco.
Siamo due mondi lontani.
Provammo la gioia nello stesso corpo
ma non a lungo.
Io sono il Nero tu la Luce
Io sono la Notte, tu la Libertà
Porta il mio battito sulle tue ali pure
e fuggi lontano da questo mucchio d’ossa
che già somiglia a polvere perduto
sulla nuda terra in cenere.
Analisi
Dimensione atemporale
Luogo immateriale
Luogo mentale
Movimento
Attimo
Dinamismo
Scatto
Presenza di luce
Luce Presenza
Fonte di provenienza
Soggetti due
Esistenza di un terzo percettibile
Punto cieco
Una costante ricerca nel descrivere un incontro.
L’attimo dell’incontro in tutta la sua nuda forza e drammaticità.
L’ intensa produzione di Vito Campanelli da sempre in cammino nella sperimentazione, fiamma che lo porta ad avanzare come un fascio di luce nella notte, una spinta propulsiva generata dalla fenditura di una ferita…sorgente sgorgante da una roccia... è sottesa a questa intima angoscia.
Ci troviamo difronte ad una pittura evocativa, che somiglia ad un apparato religioso preparatorio dove l’attimo mistico dell’incontro con il soprannaturale è l’evento protagonista e avviene con inconscia e seriale puntualità nell’istante del gesto conclusivo, quasi un istante prima della firma.
Vito Campanelli – “OPOUS II 1171 Untitled” – 2016 – Acrilico su tela – 80 x 60
La costante invariata che si riproduce ad ogni atto creativo, è la rappresentazione del dramma esistenziale dell’uomo, solo difronte all’abisso della sua stessa coscienza, interrogato con cadenza ossessiva dalla ragione superiore sul mistero del bene rifiutato.
Vito Campanelli -“IN VENICE (Lo sguardo dietro)”- 2004 – Acrilici su tela – 180 x 80
La lunga esperienza artistica di Vito Campanelli, che già nei primi anni ’80 fino al 1993, punto di svolta nella sua ricerca, lo aveva portato ad interessarsi di archeologia e antropologia, non si è mai totalmente distaccata dalla rappresentazione simbolista degli archetipi universali, anche nei periodi che seguiranno, focalizzando lo studio in particolare sulla parte oscura, carnale, animalesca dell’uomo, spingendolo alla ricerca del divino in natura dello stesso, inserendo anche nelle sue realizzazioni spunti di Teriomorfismo (divinità con forme umane e animali), nell’ansia di trovare nella radice istintiva primitiva della natura umana un contatto perduto e ancestrale con l’assoluto, in linea con la coscienza universale delle origini del Mito e delle credenze religiose dei popoli.
Vito Campanelli – Opus II 1536 – 2020 – Acrilico su tela – 80 x 80
ANALISI DELL’OPERA e parallelo storico
In questo spazio di “lavoro” OPUS 1576, che andiamo ad osservare, assistiamo ad un istante autoliberatorio e rivelatore della sfera emozionale, il distacco fra la parte istintiva e quindi divina, perchè infusa per creazione, dalla parte carnale e cosciente del proprio limite corporeo in tutta la sua tragica corruttibilità.
La perdita dell’innocenza, radice di peccato, conduce l’umanità al distacco dalla primigenia purezza mentre con essa se ne vanno le virtù che le fanno da corte, la fiducia, l’abbandono,…la pace, il candore, lasciando l’anima sola e consapevole della propria oscura nudità…
OPUS 1576 – Particolare
Nella testimonianza di Campanelli, tuttavia la parola ultima spetta al terzo elemento, nascosto ma percepibile che interviene nella densa tonalità della rappresentazione spaziale che fa da sfondo, di un grigio plumbeo, cupo e sordo come la rassegnazione…
…il fascio di luce proveniente dall’alto, come un “Deus ex machina”, non meccanico questa volta ma Vivente, raggiunge e illumina, avvolge e solleva l’Adamo fuggiasco, ripiegato nel suo dramma esistenziale.
OPUS 1576 – Particolare
Erompe la luce, con un brivido di pennello, e spezza il cammino disperso e irrazionale del tormento dell’anima, come una voce che squarcia il silenzio dei secoli, e si fa presente, attraverso la tenebra più profonda; la scena è dinamica e l’intima frattura nel suo dramma avviene alla presenza della luce stessa, nell’immediatezza dell’intervento stesso salvifico e soprannaturale.
Campanelli – OPUS 1576
Il riferimento alla pittura mistico carnale del tardo Rinascimento, viene conservato, purificato, minimalizzato, tradotto nell’ immediatezza del gesto e assurto a significato kenotico, poi riproposto in Campanelli come un tesoro prezioso da traghettare nei secoli.
Il tormento caravaggesco dello studio della luce direzionale, come forza dirompente nel buio delle tenebra spirituale dell’uomo, e che ha rappresentato la nota dominante delle sue tele più famose, come la “Conversione di Saulo”, della Cappella Cerasi o la “Vocazione di San Matteo” in San Luigi dei Francesi a Roma, sono, per porre a confronto lo spirito dell’arte nei secoli, in Campanelli, riferimenti di studio inequivocabili.
Vito Campanelli – “OPUS 610” – 2005 – Acrilico su tela – 120 x 100
L’anima perduta, fugge nello spazio onirico perverso, caduta sotto il peso della propria stessa contraddizione, apre le braccia in un grido di sopravvivenza come avviene nella storica “Conversione di Saulo”caravaggesca e viene trafitta dalla lama fendente della grazia che le restituisce la dignità del riscatto indicandole ancora una volta il punto di fuga verso la salvezza.
Vito Campanelli – “OPUS II 1012”- Acrilico su tela – 124 x 118
La Natura, l’Uomo nella sua fragilità e la Luce sono le tre forze dinamiche che possiamo riconoscere nell’interessante parallelo fra i due artisti sullo sfondo di un sotteso spazio di buio umanamente storico e dolorosamente personale che profondamente li accomuna…
e questo tripode architettonico che attraversa similmente tutte o quasi le composizioni dell’ultimo periodo intensamente produttivo dell’artista Vito Campanelli,(Opus II) viene declinato sugli spazi in numerose variabili, conservando puntualmente, la stessa forza attuativa dell’evento liberatorio…
Vito Campanelli – “OPUS 573” – 2020 – Acrilico su tela – 100 x 70
…a dimostrare come l’Arte, via di trasmissione dello Spirito, attraverso anime grandi che si lasciano trafiggere e condurre per mano, sappia tracciare nei secoli, rotte di liberazione e di rinascita già presenti nell’intimo dell’uomo di tutti i tempi, aprendo sugli interrogativi della umana coscienza, un varco nel buio della Storia.
Caravaggio – “Conversione di Saulo” – Cappella Cerasi – Santa Maria del Popolo – Roma
Campanelli – OPUS 610
Caravaggio – “Conversione di S. Matteo” – San Luigi dei Francesi – Roma
Campanelli – OPUS 573
Contatta l’artista:
figliadarte.it@gmail.com
Serena Caleca – Scrittore e Critico – Media Webber