“DIFFERENT LIGHTSTYLES” – Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro – Presentazione Critica alle opere di Paolo Severini a cura del Critico e Scrittore Serena Caleca
Paolo Severini – Varenna, verso Villa Monastero – Olio su tela – 80 x 40
Uno sguardo alla Mostra Personale Pittura dell’Artista Paolo Severini, dal titolo “Different Lightstyles” presso l’Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro, dal 24 Febbraio al 2 Marzo e che ho il piacere di presentare.
Severini entra in Accademia Internazionale nel Maggio 2022 con la sua inconfondibile riservatezza e squisita discrezione come è proprio di chi pratica la vera cultura.
Si affaccia con una serie di opere gioiello nell’Anno Accademico espositivo dell’AIAM, cautamente, segnando il passo di un ritmo di ascolto composto che i suoi stessi lavori suggeriscono.
E’ l’autore infatti che stabilisce le frequenze di ascolto delle proprie creazioni a partire dal tempo intimo di cui fa esperienza nell’esecuzione, mentre noi che sappiamo di avere infinite porte di percezione dinanzi all’evocazione dell’arte, sentiamo di accostarci ai lavori di Severini come ad un Adagio di Albinoni, pacato e sublime, narratore di note su istanti eterni nel tempo nelle sue rappresentazioni misteriose ed enigmatiche.
Ad un primo sguardo l’occhio si sofferma con gusto sulla bellezza dei soggetti rappresentati e sui giochi di luce che li inondano proiettando immediatamente la nostra memoria verso istanti vissuti e lontani ricordi; il dolce mormorio dell’acqua in “Varenna, verso Villa Monastero” ole gocce fresche di un frutto rotondeggiante in “One Apple a Day” suscitano sensazioni sottili che accarezzano le forme dipinte danzando fluttuanti come una musica.
Paolo Severini – Ricordo d’Estate – Olio su tela – 60 x 90
L’artista Severini che nasce a Pesaro nel 69, emancipa fin dall’infanzia uno spirito precoce di osservazione degli aspetti figurativi della realtà…è attratto dalle forme, dalla bellezza e dalle tecniche artistiche da sempre.
Questo lo ha condotto per gradi a realizzare l’artista certo che abbiamo oggi al nostro cospetto costruitosi attraverso esperienze molto personali, ascoltando solo il “Motus” interiore.
Severini ammette di avere un rapporto di regale rispetto per la natura e in special modo per l’arte della fotografia, diretta riproduzione del vero, e qui gioca la sua scelta espressiva…egli si rivolge all’immagine fotografica come matrice d’ispirazione da cui partire per scostarsi dalla mera rappresentazione e valicare quel confine che va oltre l’immagine ed entra nel tempo.
Ma al contrario di ciò che avvenne gli albori con l’avvento della fotografia nella storia, periodo in cui grazie a questa rivoluzionaria scoperta si assiste un a flessione nell’arte che si spinge cercare nuove forme innovative di rappresentazione, nel tempo presente, scopriamo in artisti come Severini, una nuova amicizia nuova fra Pittura e Fotografia, non più lontane o in opposizione, ma unite nello stesso fine, quello di raggiungere la perfezione del bello in natura e catturarne lo splendore.
Le due sorelle, Pittura e Fotografia si fondono, rincorrendosi e dando vita al nuovo fenomeno epocale dell’Iperrealismo, che in Severini emerge con particolare distinzione e fra molti declinato con stile personale e potremmo dire sottilmente metafisico.
I suoi passaggi sulla tela sono considerati “Tempi” ossia, vere esperienze intime e percorsi mentali attraversati nell’arco di tempo dei giorni dell’esecuzione; un’interpretazione suggestiva del processo artistico, che ben descrive l’ansia di catturare la Bellezza fuggente per riprendere un concetto artistico ben descritto dalla Poesia Romantica dell’800 di cui esponente principale Keats, viene citato da Severini nella brochure che accompagna l’Esposizione.
Per fare un interessante parallelo riferito alla storia dell’arte, è inevitabile il suggestivo confronto con Edward Hopper, il maestro americano dei tagli di luce nel declinarsi delle ore del giorno.
Emergono dal confronto fra i due artisti, il Severini contemporaneo e l’Hopper americano degli anni 40, le stesse ferite di luce che si insinuano nella vita di ciascuno e scandiscono il tempo e le ore, i silenzi dell’attesa, del sogno, le aspettative e le speranze celate dietro il meriggiare di stanze solitarie e fra tutti, la suggestione di una rappresentazione che parte da un soggetto statico nello spazio ma che diventa simbolo di un sentimento celato, nascosto in recessi più segreti, custoditi dall’infanzia e lontani.
Paolo Severini – The Swansea Dancer – Olio su tela – 60 x 80
Ecco quindi che i cristalli iridescenti, le biglie garrule, le rifrazioni sul desco e i giochi d’acqua, altro non sono che strumenti di narrazione di un palcoscenico interiore, sognato e vagheggiato di luce in luce, di sguardo in sguardo, di cielo in cielo…
Un rincorrersi di fasci di energia che dal cuore attraversano l’iride, dall’iride alla materia presente…
e da quest’ultima alla scena del mondo, come se la crosta della madre terra si fosse aperta in una ferita amante lasciandio fuggire lasciando fuggire dardi di una accecante purezza, custoditi nelle viscere delle sue profondità.
Serena Caleca