“Salvezza”
Yvonne Gandini – “Salvezza” – Olio su tela – 2013 – 50 x 70 – 1° Premio Arti figurative – Galleria agostiniana – Associazione Arte in cammino
E’ la prova di una vita, l’inverno dell’anima, prima del rivelarsi della propria identità che fa rinascere l’energia vivente che portiamo nascosta dalla memoria dell’infinito.
Lo spirito geme e l’anima sta per lasciarsi alle spalle il vociare sordo della metropoli, come se ormai non ne percepisse che un frastuono impersonale. Soffocata dalle reti di percorsi senza uscita, la vita, in questa maestosa opera di Yvonne Gandini viene descritta come un tralcio indomito, che tenace reagisce alle lotte dell’abbandono, dell’arsura, dell’essiccamento di ogni illusione, ma non rinuncia all’ultima goccia di una linfa ormai morente.
Il freddo incalza e il vento batte gelido, alla povera foglia ancora viva, non resta che ritirarsi nell’alvo stesso del rovo che l’avvince, e attendere con coraggio, la forza della sua intima linfa, per rinascere a vita nuova. La tenacia, che l’ha resa unica fra tutte le altre, sarà poi la stessa matrice che costituirà la sua salvezza.
La sfida che emerge dall’opera è un invito ad un sostare contemplativo dinanzi al quale non si può non interrogarsi sui processi che coinvolgono ciascuno di noi, nei passaggi evolutivi della psiche e dell’affermazione di sé. Il rovo intricato di rami è simbolicamente prigione e salvezza al contempo, poiché nel magnifico disordine delle crescite della terra, esiste un ordine di giustizia, quello della creazione che promette rinascita al tempo stabilito.
La scelta tecnico espressiva del figurativo – formale, è comunque liberante nell’esasperazione dei toni freddi e nell’eleganza grafica del soggetto, che appare stilizzato, così come tutta la produzione di Yvonne Gandini.
L’artista tende a raggiungere ogni volta un risultato finale di grande impatto estetico decorativo, scegliendo come principio ispiratore e rivelatore di un’esperienza artistica, la seduzione della bellezza.
La musicalità che emerge dal tono struggente dell’opera è quella di un andante maestoso; investe il lettore del suo flusso armonico e rigenerante, ben descritto nello scorrere lento del fiume nel suo letto, un flusso divino, che viene da lontano e attraversa l’anima, lasciando poi sulla superficie della tela, il segno del suo passaggio…un cantico.
Canto della vita e della morte, cantico di una giustizia cosmica, che nella speranza che non si arrende, trova la strada per rivelare l’Io assetato e abbeverarsi alla linfa della salvezza.
Serena Caleca