Ritorno alle origini del gesto…
Vasilij Kandinskij
Al tramonto del grande periodo impressionista, durante le due guerre, gli artisti rimasti in Europa e quelli immigrati in America, diffondono nella prima metà del secolo, i semi di una rinnovata e rivoluzionaria parola artistica, nell’eco dei fermenti bellici e delle lotte di linea di confine.
Ci pensano artisti come Max Ernst, a spezzare la linea continua della figura formale in arte, e insieme a lui, e ai suoi colleghi europei anche in America con Jackson Pollock, la ricerca della liberazione dalla forma, trova grandi esponenti.
Con il Surrealismo, radice della nuova espressione, si rompono i legami con la forma, così come l’occhio umano in natura vede: tuttavia una successiva sintesi, fra lo stesso surrealismo, e i movimenti contemporanei in Europa del Cubismo e del Futurismo, carichi di interrogativi e provocazioni, generano una forma espressiva ancora più provocatoria e ribelle, definita per la prima volta dal critico Robert Coates: Espressionismo Astratto.
Venne coniato il termine ufficialmente riguardo ad un quadro di Vasilij Kandinskij dove nell’artista il linguaggio visivo si era trasformato in pura astrazione, proposta che l’artista stesso illustrò nei suoi scritti filosofici e nei salotti culturali da lui fondati. Si trattava di una modalità radicalmente minimale che oltrepassava il fine visivo dell’opera ed entrava nella sfera spirituale dell’arte, riducendola ad elementi primari ed essenziali.
Nel suo testo “Punto,linea, superficie”, il precursore e fondatore dell’astrattismo spirituale, descrive i tre agenti dell’espressione artistica umana : Il Punto...come primo segno della mano sulla carta, l’origine di ogni comunicazione visiva…quasi la “parola” che rompe il buio del nulla cosmico…La Linea...sequenza di più punti in successione e quindi principio cinetico, messaggio di movimento, che può trasmettere dolcezza o freddezza o dolore…a seconda del tratto…Superficie…la tela o la superficie dove viene tracciato il messaggio, che descrive il rapporto tra il messaggio delle linee e la forma stessa del campo superficie utilizzato.
In tale contesto viene poi inserito il colore, per trasmettere emozioni calde o fredde ed enfatizzare il dramma del messaggio. Ancora il grande espressionista suddivideva le sue creazioni in : Impressioni, dove ancora si poteva trovare un riferimento alla forma reale delle cose, in Improvvisazioni, dove a decidere il segno era la conseguenza di un moto inconsapevole e in Composizioni, dove il tratto era conseguente ad una costruzione programmata e consapevole del progetto pittorico.
Questo ritorno alle origini archetipe del segno, influenzerà tutto un secolo, con grandi nomi e ricerche stilistiche e dando vita a movimenti diversi… Mirò, Rothko, Pollock, Fontana, giunti dopo numerosi percorsi alla nudità vibrante dell’essenza.
Joan Mirò
Serena Caleca