Raggiungere Eva nel Progetto di Dio
Michelangelo Buonarroti – Cappella Sistina – 1513 – Particolare della Creazione di Adamo
Quando Michelangelo ebbe l’incarico di narrare la storia della salvezza, da lasciare ai posteri e all’umanità, sulle volte della Cappella Sistina, raggiunse un intuizione incredibilmente personale e moderna rispetto alla storia dell’iconografia classica del sacro e unica nei tempi avvenire.
Penetrò il “mistero donna”, con una profondità mai raggiunta prima, difficile a credersi da parte di quel burbero che era, poco incline ai complimenti, cogliendo invece il respiro divino che aleggiava nelle parole bibliche di Genesi “…gli voglio fare un aiuto che…” (Gen 2,18 -19) e ponendo subito l’immagine femminile di Eva, prima donna, su un piano separato e distinto rispetto alla creazione dell’uomo, la serbava tra le braccia del Padre, come premio vaticinato per la gioia di Adamo.
Michelangelo, poneva così di fatto, il genere femminile su un altro piano rispetto alla creazione terrestre, come intuiva tra le righe dei sacri testi, non come una dimensione bifacciale della natura umana, caratterizzata dalla dualità e complementarietà dell’uomo e della donna, ma con coraggio di predicatore, ne sublimava l’immagine come un dono altissimo di Dio, nei confronti dell’uomo stesso e del creato, quasi fosse un’entità la cui natura si ponesse a cavallo fra l’umano e il divino,
Michelangelo Buonarroti – Giudizio universale – Cappella Sistina – Particolare
Sì! Il testo biblico senza dubbio ci ricorda lo splendore di Adamo immagine di Dio, ma poco dopo ne evidenzia il senso di solitudine non tanto materiale, ma spirituale e intellettivo; avanza così la figura di Eva, prima donna della creazione, come un pensiero d’amore del Padre, un pensiero di una tenerezza sublime e così grande da portare con sé, non solo la grazia della sua bellezza e gioiosità, ma i frutti di vita che la circondano.
L’artista, pone Eva nel pensiero di Dio, desiderata nella sua Mente Celeste, come premio e delizia, carica della gioia e della letizia che le è propria e carica di figli…vivaci, birichini e portatori di speranza, che le fanno da corteo e da cinta di difesa…uno splendore di dono potente quanto la vita stessa, che rimane quasi in ombra senza di lei, e che invece ne illumina l’apice, il progetto divino in tutta la sua magnificenza.
Era tempo infatti, che la storia dei primi due viventi fosse riletta alla luce non soltanto della simbologia del peccato, se pur reale dimensione intrinseca nella natura, e che vedeva Eva come una tentatrice nuda e relegata nella schiavitù della carne; se così il peccato aveva davvero trasformato la carne, non così era detto all’origine del pensiero.
L’Umanesimo scardina questo confine, libera la potenza dello Spirito Divino che giganteggia nascosto nelle pieghe dell’anima dell’uomo e a questo punto anche della donna, caduti nel tempo e nella storia, e gli suggerisce il ricordo della sua origine di figli padroni di un destino di gioia. Riporta la creazione alla dignità primigiena dimenticata, rovesciando la figura stessa della donna da “tentatrice scacciata” per riscattarne l’immagine originale di “portatrice di vita e di grazia”. Ecco il Rinascimento.
Ecco il vero volto di Eva, da riscoprire ogni giorno nella motivazione del nostro essere donna.
Il Rinascimento, spazio storico nodale nel percorso della conoscenza, è la rilettura spirituale della nostra stessa vita. Oggi la donna, dopo secoli di equivoci nell’affannato percorso di ritrovare se stessa, sta cercando di porsi al servizio sempre più completo dell’umanità, mentre ciascuna di noi si confronta ogni giorno con la propria dimensione e vocazione, già scritta nei cieli e nel pensiero di Dio: quella di essere ” madre dei viventi”.
Così inconsapevolmente ci riscopriamo ad essere”Madre dei Viventi”
quando:
riprendiamo in mano ogni giorno i pezzi di un progetto di vita, nonostante le continue disfatte…
chiudiamo un occhio, anche due sugli inspiegabili comportamenti di chi usufruisce delle nostre migliori attenzioni…
prendiamo in mano incarichi, amministrazioni, situazioni irrisolte, sapendo già che toccherà a noi far risuscitare la speranza di ripartire…
quando la maternità, dono infinitamente grande che ci viene dato dall’alto, è considerato quasi uno scomodo impedimento o un sacrificio di cui liberarsi, e la società ne fa uno strumento di consumo senza considerare l’investimento di vita che questo comporta per la donna…
e il nostro cuore di madre in silenzio osserva e piange, lacrime di verità e consapevolezza sull’asfalto delle nostre strade, pensando, insieme a tutte le madri del mondo, che difronte al miracolo di ogni bimbo che nasce, l’Amore di Dio ha lasciato anch’esso il paradiso terrestre e in quella piccola vita, nella forza di quel vagito nascente, è venuto ad abitare in mezzo a noi.
Serena Caleca
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