Da questo angolo dimenticato…
“Qui ho trovato il mio riposo…! “Quante volte difronte ad una lastra di mare, ferma come uno specchio incantato, ho sentito risuonarmi dentro queste parole. L’immagine quasi onorica di questo splendido olio, 50×70 di Nadia Caleca, mia madre, mi riporta alla mente episodi di vita.
Lei stessa mi parla attraverso la stesura plastica e pacata del colore iridescente quasi perlaceo, come per ricordarmi i bei momenti trascorsi insieme difronte alle marine di Bacoli e Pozzuoli, dove soggiornavamo per lavoro tra la fine degli anni 80 e i primi del 90, nei viaggi dedicati alle manifestazioni artistiche.
Un giorno, in una di quelle giornate particolari in cui l’aria ferma del porticciolo fa da specchio ad un cielo velato di ali d’angelo e il paesaggio quasi plumbeo tra le barche mute e le funi immobili sembra un palcoscenico d’opera, mia madre, desidera dipingere, e fermare quell’incanto.
La mano ferma, abituata da anni di esperienza e dalla docenza universitaria dell’Accademia d’arte di Via di Ripetta, nel cogliere con perfezione e riportare vissuto e colore dall’osservazione alla tela, esegue in silenzio fondali e simboliche forme.
Viene emergendo in primo piano una dimensione di vita semplice, avvisata nella sequenza di alcuni panni stesi sulla terrazza che si affaccia sul porto, occasione utile per stratificare una varietà di colori diversi, sempre con quell’impalpabile vagheggiare del ricordo, quasi a dire il sentimento di appartenenza per quel luogo.
Segue il diminuendo dall’immagine reale, distaccandosi gradualmente dai particolari della forma, per ritrovarsi in volo verso l’orizzonte sul pannello di forme cubiche, quasi astratte che campeggiano il fondale, come un gabbiano solcando, si posa su limitari di rocce avvistate lontano, sulla spianata dell’acqua imperlata di livida luce.
“Da questo angolo dimenticato, ho ascoltato la voce del suo esistere, ho recepito la storia delle sue pietre, ho sentito echeggiare parole dentro le case, poi astraendo il linguaggio infinito della materia, che l’occhio del giorno affannato non vede, ma il pensiero conserva dentro uno spazio remoto dell’anima e ricrea.
Serena Caleca