ARTHEKA 32 Via Sartena, 32 Roma (Ostia)
Espositori: ANGELO CORTESE – SERGIO GUERRINI – MARIO ROSATI
Tempo di allineare l’occhio interiore a quello esteriore
DI SERENA CALECA
Mi accoglie nel pomeriggio di un sabato d’autunno, Patrizia Ferranti, vicepresidente di Artheka, emergente Galleria d’arte sul territorio di Ostia.
L’evento riguarda il primo di una serie di incontri a tema, ospitati dalla galleria, ideato dal noto artista, installatore, ricercatore e pittore Marino Rossetti, dal titolo: INCIDENZE tra Iconico e Aniconico.
Organizzato dal presidente dell’Associazione ARTHEKA 32, Germana Ponti, con la collaborazione del team di artisti e galleristi, Patrizia Ferranti vicepresidente, Slata Grugrevic, Sergio Guerrini, Livia Compagnoni, Vania Benini, Darina De Sefano, Mario Rosati, Riccardo di Gioia e Marino Rossetti, esponente per il comitato scientifico all’interno dell’Associazione e unitamente alla collega Darina De Stefano promotore e docente all’Istituto Comprensivo Statale FO.RI.FO di Ostia rispettivamente, l’uno per le Discipline pittoriche e l’altra per la Creazione del gioiello e l’attualissima tecnica Home Decor, l’evento si propone di analizzare lo storico tema della apparente separazione fra le due principali correnti espressive, quella che descrive l’immagine all’interno di una figura circoscritta e riconoscibile ( immagine iconica) diversamente da quella che descrive in immagine non circoscritta entro canoni codificabili dall’occhio umano (immagine aniconica).
Il meeting figurativo si propone come una sosta di riflessione oggi più che mai necessaria dato lo scorrere della fiumana delle idee e delle tensioni espressive multiculturali, che rischiano di perdersi in un dedalo di concetti antagonisti.
Mentre attendo di entrare nel vivo dell’argomento, intervistando gli organizzatori ed espositori della mostra mi soffermo a parlare con l’artista Darina De Stefano, della fondazione FO.RI.FO. Associazione Culturale presente ad Ostia nelle sedi dell’Istituto Comprensivo Statale ( già S.M.S. “Carlo Duilio”) “VIALE VEGA”, e rimango affascinata dalla grazia e dalle modalità artistiche che l’autrice mi espone nel dialogo; Una sensibilità particolare e delicatissima spinge Darina ad occuparsi di tecniche antiche e laboriose, come la creazione di gioielli, di cui insegna la procedura all’interno del progetto dell’istituto dedicato alla formazione per gli adulti, e la decorazione della casa, tecnica oggi attualissima che comprende diversi ambiti: Decoupage, intarsio in madreperla, foglia d’oro, restauro, pittura su legno,effetti marmorizzati ..ed ogni aspetto dell’ Home Decor.
Una mano ferma e una concentrazione eccezionale accompagnano questo grande talento dell’artista, che genera magnifiche lavorazioni, oggi esposte in innumerevoli gallerie ed esposizioni.
DARINA DE STEFANO: “Tavolino in legno ad effetto marmorizzato con rosone ad intarsio in madreperla”
La sequenza della ricca carriera artistica di Mario Rossetti è un impresa ardua, dal momento che la sua lunga esperienza che va dai primi anni ’70 fino ad oggi ha sondato un percorso ricchissimo di esperienze e ricerca tecnica di cui è stato parlato da eminenti testate di ogni fronte culturale, tanto da farmi desistere dal desiderio di raccordare la sua storia, preferendo invece relazionarmi con l’ideatore secondo un mio personale punto di vista.
Così, avendo incontrato dopo un piccolo rinfresco l’artista di persona in occasione dell’evento, intavoliamo un serrato e impegnativo discorso, sulla motivazione di quei due termini apparentemente antagonisti. E’ noto che il termine “icona” descrive il perimetro di un immagine come solitamente siamo abituati a pensare, mentre il termine scelto come fronte d’opposizione in questo caso “aniconico”, è meno usato e significherebbe etimologicamente dalla particella “ànà” che in greco si usa come termine di privazione, letteralmente “privo di immagine.
I due processi, iconico e aniconico apparentemente opposti sarebbero in realtà nel pensiero di Marino Rossetti, il territorio di un processo comune, quello cioè dell’astrazione, intesa come semplice risultante descrittiva sul mondo che circonda il vissuto dell’artista, laddove la mente elabora e riporta in uno spazio delimitato mai qualcosa di reale, bensì quello che la propria mente filtra del reale; ne deriva che qualsiasi opera artistica costituisce sempre un’astrazione personale dell’esperienza, abbattendo per sempre il canone retorico che separa l’espressione figurativa da quella astratta. Quello che costituisce il differenziale tra le diverse forme di linguaggio è in sintesi la finestra brunelleschiana, ossia il punto di vista prospettico dalla quale si parte nell’osservazione dell’immagine, come se un immaginario Zoom fotografico portasse l’occhio a penetrare dettagli mai visti in natura, ma conosciuti da quando gli strumenti scientifici moderni hanno permesso di penetrare la materia svelando e suggerendo spunti d’arte nuovi e affascinanti.
SERGIO GUERRINI – Nudo di donna
SERGIO GUERRINI – Particolare
Stavamo parlando quindi dei due grandi orientamenti del panorama espressivo pittorico, figurativo e astratto o ancora, formale e informale, oggetto di storiche diatribe, discussioni di settore, questioni filosofiche tra fronti opposti, che hanno avuto origine dalla notte dei tempi. Prende infatti la parola sull’argomento il critico e storico dell’arte Livia Compagnoni, offrendoci un flash sul percorso storico di questa antica correlazione, ricordandoci che solo fino ad un cinquantennio fa, la dimensione astratta dell’espressione non era neanche considerata arte, veniva ostacolata e ne venivano scoraggiate proposte e investimenti.
I pittori espositori, coraggiosi avanguardisti di uno studio tecnico filosofico di tale spessore, Angelo Cortese, Sergio Guerrini, Mario Rosati, espongono nelle sale alcuni pezzi storici e recenti, scelti nell’ottica di questo interessante spunto, facendo notare ai convenuti come in uno stesso spazio di tela possono convivere aspetti formali e informali del segno ( Guerrini, Rosati) qualora invece si tratti di installazione e opera tridimensionale, come in Angelo Cortese, il gioco delle due facciate dell’opera ” Il mio paradiso” esprime chiaramente questo dualismo unificato.
ANGELO CORTESE “Il mio paradiso” (resina ipossidica)
ANGELO CORTESE – particolare
” Per accedere alla soglia del paradiso dobbiamo passare dallo stadio dell’abisso, attraversare la morte e sentire rinascere la vita nuova.”
ANGELO CORTESE – Particolare
ANGELO CORTESE – Opera con chiodi
SERGIO GUERRINI – Depressione ( Penna e colore)
“..In quel riflesso forse si nasconde il desiderio dell’immortalità,
senza approfondire che proprio al di la c’è quello che non si vede ad occhio nudo,
ma che un giorno ognuno si troverà di fronte.
Livia Compagnoni
MARIO ROSATI: “Lessico famigliare”
“Storie che ruotano su se stesse..
abitudini quotidiane espressioni e stati d’animo, figure famigliari:
momenti magici di un fluire infinito del tempo, immersioni in un altro presente.
“…Ti sei guardato bene?
Dal turpiloquio
Dall’abbondanza
Dall’inganno
Dall’angolo a 360°
Dall’abisso?…”
Così scriveva Alda Merini.
Livia Compagnoni
MARIO ROSATI – Particolare
MARIO ROSATI – Particolare
MARIO ROSATI – Interno
Possiamo in questo modo rovesciare il senso comune che separa due aspetti così intrinsecamente correlati dell’arte allo scopo di aprire strade e orizzonti, trovare un dialogo tra le diverse manifestazioni espressive, e segnare davvero un nuovo orizzonte epocale storicamente rilevante; laddove ” La figura”, “La realtà” e “L’immagine mentale” sono le tre coordinate che generano un’opera d’arte (per riprendere il concetto esposto dal docente Marino Rossetti), e sono tra esse strettamente legate fra loro, variando invece, come avviene con l’aiuto degli strumenti a scansione elettronica che ci permettono di entrare in un altra dimensione, la distanza dello spazio che intercorre fra l’occhio e l’opera.stessa.
E tempo di allineare l’occhio interiore a quello esteriore. Rinnoviamo così il nostro processo cognitivo, scopriamo il linguaggio affascinante delle relazioni cromatiche e della infinita dimensione estetica della materia, e sul volo senza confini della forza dell’arte, scavalchiamo secoli di evoluzione genetica,trasformando lentamente la percezione millenaria del pensiero proprio dell’Homo Sapiens Sapiens, non più meta ultima ma ponte verso il futuro.
Serena Caleca