Sogno insistente
Quando un artista dipinge il frutto della sua carne, che ha seguito con gli occhi e il respiro dall’alba della vita, quasi vorrebbe sfiorare la tela con gli strumenti degli angeli.
La figlia amata, cresciuta nel giardino dell’arte e rincorsa fra gli spazi immaginari delle pagine di vita, è catturata in istanti di giovinezza, giovinezza che scorre veloce e..per mai più dimenticarsene…impressa nel quadrato di una tela.
Scorrono emozioni pittoriche, battito dopo battito come fotogrammi di un regista dinanzi all’evento più significativo della vita di una donna: La maternità.
“Maternità” dono divino, simbolo ricorrente nelle opere di Nadia Russo Caleca, è l’attimo eterno che ferma il tempo, ora che la propria figlia è essa stessa madre.
In quell’ora, come in un “sogno insistente” tutte le forze della pittrice sono nucleo in fusione per dare vita ad un emozione, cui la sua stessa natura è unitamente coinvolta; la mente descrive un luogo intimo, con l’efficacia di un tratto calmo e lievemente tamponato, una tinta soffusa nella parete di fondo quasi per dare risalto allo splendore della vita nella carne cui le composte movenze ricordano la grazia dei grandi del rinascimento; il ritmo che si respira è pacato, l’anima percepisce la semplicità di un nido familiare, sublime e ovattato, il raccoglimento è all’apice.
I tre personaggi che raccontano questo attimo infinito: la pittrice, la figlia e la sua bambina sembrano fuggiti dagli occhi del mondo e rimanere in quell’ora per sempre. Nulla è necessario quando si possiede tutto.
Ed è proprio il tutto infatti il protagonista dell’opera simboleggiato da quel frutto il cui colore emerge con forza dalle tinte soffuse della tela. Ignara la bambina lo guarda come fosse un gioco mentre ancora non comprende ciò che le viene offerto.
Ben lo sa la madre che ne suggerisce la verità. Ben lo sa l’autrice che punta a riquadrare gli spazi, in modo che la fuga dell’occhio converga proprio su quel punto.
Frutto dell’albero del giardino che si ripropone ad ogni vita che nasce e che interroga la coscienza dell’uomo, ne costituisce tutta la sapienza; sapienza nella scelta del bene, dove non c’è male, né morte, né errore, e la vita scorre nel giardino di giochi e di silenzi, di istanti divini nascosti, mentre la speranza ha in serbo l’abbondanza della vita che genera ancora altri frutti, e consegna nelle mani di un bambino, una volta in più, il tutto.
SERENA CALECA